Finissage “Da vicino nessuno è normale”

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Si è conclusa dopo quattro mesi, con un grandissimo successo di pubblico, la mostra “Da vicino nessuno è normale” di Matteo Raciti allestita nell’ex manicomio di Maggiano e curata da Chiara Martine Menchetti col supporto di Movimenti Artistici Trasversali.

Le intense performance teatrali a cura di Chiara Gistri e del gruppo Kalligeneia Teatro dove gli attori vestiti di bianco con indosso una scultorea, quanto drammatica, testa di cavallo blu si aggiravano fra gli spettatori, le sculture di cartapesta animate dall’artista e il racconto fotografico di Valentina Ragozzino hanno accompagnato negli ex ambienti manicomiali i tantissimi spettatori.

Perché le TESTE DI CAVALLO?

Nel 1973 per mano degli operatori e degli ospiti dell’ospedale psichiatrico di Trieste, al tempo diretto da Franco Basaglia venne realizzato nel laboratorio creativo in ricordo di un cavallo molto amato e salvato dal macello proprio dagli utenti dell’epoca una grande scultura: Marco Cavallo. Una statua di cartapesta alta quattro metri, azzurra come la gioia di vivere e con la pancia piena di desideri e sogni dei pazienti diventata nel tempo il simbolo della libertà per le persone con malattie psichiche.

Quando, a seguito dell’approvazione della legge 180, l’animale in cartapesta varcò il cancello dell’ospedale, trascinato dai pazienti, il mondo della psichiatria cambiò per sempre: “Perché aprire l’Istituzione non è aprire una porta, ma la nostra testa di fronte a “questo” malato”. Nella mascherata il cavallo blu imbizzarrito ci ricorda quanto è importante ancora oggi rompere il muro del silenzio riguardo alle patologie psichiatriche, perché se è vero che questa legge ha rappresentato una rottura col passato, tante rimangono le criticità rispetto al tema della malattia mentale.

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Abitare con le mie fragilità di carta un ex manicomio era un sogno ma anche un segno importante, un atto politico. Ho vissuto la malattia mentale da vicino e l’esperienza mi ha spinto a costruire queste opere affinché la gente ci si specchiasse, per gridare che se ciascuno non guarda le fragilità dell’altro non potremo mai costruire una società migliore. Sono stati quattro mesi intensi, ho ricevuto messaggi profondi e molto personali. Esperienze di vita vissuta o solo sensazioni potenti avvertite dentro Maggiano. Questo mi spinge a continuare a cercare luoghi come Ex Ospedali Psichiatrici che accolgono non solo le mie sculture e il meraviglioso racconto fotografico di Valentina Ragozzino ma il nostro grande progetto. La performance degli attori di Kalligeneia teatro urbano con la regia di Chiara Gistri ha commosso e ridato vita a quel progetto di arte totale che avevamo in mente fin dal primo momento dove tante discipline artistiche si fondono per trasportare lo spettatore in un mondo nuovo e surreale” dichiara Raciti.

In un mondo sempre pronto ad anestetizzare il dolore per paura di guardare in faccia le proprie fragilità, le malattie mentali prendono forma allegorica e ci ricordano, oltre ogni etichetta, l’importanza di accogliere e riconoscere la follia come parte di sé, come elemento insito nell’essere umano costringendo ciascuno di noi a guardarci allo specchio!

“Questa mostra è stata il punto di partenza di un lungo percorso nelle strutture psichiatriche italiane, abbandonate, dimenticate o a cui è stata donata una nuova vita, a partire da Maggiano, dato il suo valore storico-culturale e l’importante relazione con lo psichiatra e scrittore Mario Tobino – dichiara Chiara Martine Menchetti – L’obiettivo è quello di aprire un dibattito pubblico e sensibilizzare sul delicato tema della salute mentale, utilizzando l’arte, che, grazie ad un linguaggio trasversale e non convenzionale, rende tangibile e visibile ciò che troppo spesso viene ancora considerato un grande tabù e spesso ignorato.”

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