Iniziata, domenica 7 aprile, a Palazzo Blu di Pisa la rassegna di approfondimento e lettura dei grandi romanzi della letteratura italiana del Novecento, a cura del professore Alberto Casadei e della professoressa Maria Cristina Cabani, che ha proposto come primo incontro Mario Tobino e Le libere donne di Magliano. A inquadrare il romanzo Marina Ricucci, professoressa associata di Letteratura Italiana all’Università di Pisa.
Le libere donne di Magliano è la prima opera della narrativa italiana (nel mondo preceduta solo dal romanzo The Snake Pit, di Mary Jane Word, edito a New York nel 1947) a parlare di malattia mentale: a raccontare la malattia mentale, senza filtri, senza censure, senza pregiudizi. L’autore delle Libere donne è lo psichiatra Mario Tobino, che per quarant’anni (dal 1942) visse e lavorò nel manicomio di Maggiano, ospedale psichiatrico aperto nel 1775 e che nei secoli ospitò, accolse, ‘trattò’ migliaia di pazienti, uomini e donne. Le libere donne di Magliano è romanzo che narra casi di psicosi, di schizofrenia, di depressione, ma soprattutto opera che racconta esistenze dimidiate e offese dalla malattia mentale: le pagine di quel libro sono frammenti di cartelle cliniche, sono testimonianza e resoconto, sono micro-biografie, ma anche gesto di amore verso la pazzia, verso le creature degne di amore che dalla pazzia sono possedute e divorate e spesso sconfitte.
Marina Riccucci è Associato di Letteratura italiana all’Università di Pisa. Si è occupata di poesia del Quattrocento, di letteratura e malattia mentale, di testimonianze di sopravvissuti ai Lager, nonché di Scrittura Professionale. Fra le sue ultime pubblicazioni: Il dovere della parola. La Shoah nelle testimonianze di Liliana Segre e Goti Herskovits Bauer (Pacini editore, 2021), Historia dell’assedio di Piombino nel 1448 (Felici, 2022).