Nel 1942 Mario Tobino inizia la professione di psichiatra della divisione femminile delle agitate, semi agitate e tranquille dell’Ospedale Psichiatrico di Maggiano e proprio in una palazzina della struttura, l’amministrazione Provinciale Lucchese da cui il manicomio dipendeva, gli concede di abitare due piccoli ambienti. Nelle due stanzette, così da lui denominate, e a stretto contatto con i malti mentali, Mario Tobino ha abitato per oltre quarant’anni.
“Le due stanzette dove ho vissuto tanti anni sono lunghe sei passi e larghe quattro. Hanno ognuna una scrivania; quella in camera da letto è più corrosa, un po’ lebbrosa. Nella prima stanza c’è uno scaffale per i libri e di fronte, lungo l’altra parete, un sofà e una poltrona. Nella seconda stanza, alla quale si entra per una porta a vetri, c’è il comò, un armadio, la vecchia scrivania che ho detto, il letto con sopra la fotografia di mia madre. Presso l’armadio, sul pavimento, nell’angolo, c’è una cassetta di ferro dove tengo i quaderni del diario. Davanti alle due finestre si eleva la groppa di un monte; laggiù, a destra, la torre di Ripafratta, la gola che immette nel pisano. A pochi metri dai vetri delle finestre i dondolanti rami di una palma”. Gli ultimi giorni di Magliano, Mondadori, 1982
Oltre ad essere medico di manicomio – sua grande vocazione – Tobino, ha portato parallelamente avanti anche la sua grande passione: la scrittura. <<Avrei voluto iscrivermi a lettere, ma mio padre mi disse: ”Se vuoi essere un uomo libero fai il medico”. Tanto feci>> (Da un’intervista a Vincenzo Pardini su ‘La Nazione’ del 13 gennaio 1990).
Proprio in quelle stanzette e attraverso la realtà manicomiale pre e post psicofarmaci prendono vita i romanzi dedicati al manicomio e ai ‘pazzi’. Primo fra tutti “Le libere donne di Magliano” (Vallecchi, 1953) che marca l’inizio del dialogo tra mondo della follia e mondo dei sani in un clima culturale e psichiatrico già in fermento. Tobino diventa così un autore popolare, tradotto e letto in tutto il mondo.
Il tema della follia e della vita nel manicomio torna in Per le antiche scale (Mondadori, 1972) premio Campiello 1972, in “Gli ultimi giorni di Magliano” (Mondadori, 1982) e nel “Il manicomio di Pechino” (Mondadori, 1990) resoconto in forma diaristica della sua breve esperienza come direttore generale del noscomio lucchese tra il ‘56 e ’58.