In scena Sorella Follia e Le libere donne di Buscemi

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Un pomeriggio nell’ex Ospedale Psichiatrico di Maggiano con la visita guidata Sorella Follia alla scoperta della sua storia e della vita e operato del medico-scrittore Mario Tobino e a seguire lo spettacolo teatrale “Le libere donne di Magliano” con la regia di Andrea Buscemi, l’interpretazione di Livia Castellana e le musiche di Niccolò Buscemi.

Le storie e gli intrecci di vita delle figure femminili narrate in uno dei romanzi più noti di Tobino – “Le libere donne di Magliano” pubblicato da Vallecchi nel 1953 – riconosciuto come uno dei maggiori capolavori della letteratura italiana del Novecento, rivivono raccontando le vicissitudini della loro vita, trascorsa proprio all’Ospedale Psichiatrico di Maggiano dove Tobino le ha potute osservare, curare ed incontrare come medico della sezione femminile per quasi quarant’anni.

L’opera, esprime il punto di vista di Tobino sui malati di mente: creature degne d’amore. E’ un testo che ha aperto la strada ad una nuova considerazione del disagio mentale e di chi ne porta i segni. Un omaggio non convenzionale all’universo femminile, tra forza e fragilità, determinazione e follia, e a Mario Tobino.

Sulle musiche originali di Niccolò Buscemi, lo spettatore inizia un viaggio che parte dalle comode poltrone e si addentra sempre di più nei meandri delle paure e delle sofferenze che le donne, interpretate da Livia Castellana, esprimono. A volte con la voce, a volte con i gesti, ma sempre con una grandissima spinta emotiva, un tumulto soffocato di lacrime, sogni, desideri d’amore per far rivivere le tante piccole storie di queste donne, fragili e forti ma allo stesso tempo dimenticate, perché chiuse nella prigione delle loro nevrosi, talvolta “colpevoli” quasi sempre innocenti. Dimenticate, perché è più facile girare lo sguardo e soffocare il lamento dietro all’intonaco screpolato di un solido muro. In controtendenza rispetto ai coevi luminari di psichiatria, Mario Tobino sosteneva che la follia fosse solo un modo di esprimersi non equilibrato, che “i normali” non erano in grado di capire “i matti” perché troppo estranei e disinteressati alle loro “regole”.

Lo spettacolo “Le libere donne di Magliano” è stato portato in scena per la prima volta al Teatro del Giglio di Lucca nel gennaio 2011 a cui sono seguite numerose repliche tra cui quella al teatro Jenco di Viareggio nel marzo 2022 e al teatro Le Laudi di Firenze nel marzo 2023.

L’urgenza di riproporre a teatro le pagine di Mario Tobino ci pare assai significativa, in un periodo storico dove la Parola poetica è così quotidianamente perentoriamente mortificata dal linguaggio televisivo.

L’imbarbarimento dei comportamenti e la volgarizzazione degli intenti di questa nostra ambigua e miseranda epoca da basso impero fa a pugni con gli alti ideali che mossero dapprima il suo approccio scientifico (intriso di così grande spessore umano), poi l’intero suo percorso letterario: dove la Poesia permea direi interamente ogni sua pagina.

Ne Le libere Donne di Magliano Tobino è maestro nel tradurre i fremiti della sofferenza fisica e psicologica, e il suo messaggio si imprime nel ricordo, turbando il sonno a distanza di anni. Forse l’arte è simpliciter questo: sapienza nella descrizione del dolore.

Tobino si spinge in avanguardia ancora più in là, quasi scommettendo nientemeno che sulla cognizione del medesimo. Non è semplice, il tema è anzi il più arduo. E drammatico, perché in Tobino l’arte non imita la vita, ma è la vita stessa: per dirla con Artaud, guarda caso qui un emblema perfetto, esatta quintessenza di Teatro e Follia.

Le sue pagine sono di una bellezza pittorica, e accumulano al contempo una massa enorme di materiale formale, atmosferico, umorale. Gioco di contrasto e contrappunto, per dare voce ai più umili. Già di per sé una drammaturgia perfetta: non restava che prenderci il lusso di dargli pienamente voce su un palcoscenico.”  Andrea Buscemi

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