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Festeggiamo insieme Mario Tobino con la nipote Isabella Tobino

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Lunedì 16 gennaio in occasione del 113° anniversario della nascita dello psichiatra e scrittore Mario Tobino la Fondazione a lui dedicata organizza alle ore 14:30 la visita guidata Sorella Follia dell’ex manicomio di Maggiano e delle stanzette dove lo scrittore e psichiatra della divisione femminile ha abitato per oltre quarant’anni. Seguirà la proiezione di filmati inediti, tra cui l’intervista nella trasmissione di Enzo Biagi in cui Tobino racconta la sua esperienza nell’Ospedale Psichiatrico da cui hanno preso vita alcune delle sue opere letterarie.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti entro e non oltre sabato 14 gennaio, ore 12.

Il 16 gennaio 1910 Mario Pierippolito (Ippolito nome ereditato dal nonno materno) Tobino nasce a Viareggio. Secondogenito di quattro fratelli: Clotilde (Tilde), Mario, Pietro e Maria Luisa.

I genitori sono entrambi liguri: la madre, Maria Biassoli Ottaviani, originaria di Vezzano, era di famiglia benestante, ricchi proprietari terrieri; mentre il padre, Candido, farmacista, originario di Tellaro, un piccolo borgo di pescatori. Sarà la professione di farmacista intrapresa dal padre a determinare il definitivo trasferimento della famiglia a Viareggio. Proprio lì Mario trascorre la sua infanzia nel “piazzone”, un vasto spazio erboso, circondato da platani, di fronte la farmacia paterna, dove giocherà con i figli degli artigiani e dei pescatori della zona: “ci si picchiava, si dicevano le parolacce”. I suoi compagni dai nomi estremamente pittoreschi: “Ganzù, Truppino, Adriatico, Tanacca, Tono: erano loro i miei grandi amici con i quali, se un altro destino non fosse intercorso, forse sarei stato felice tutta la vita, e forse non avrei neppure scritto, dato che vivere in quel modo era la completa poesia”.

A forgiare il suo carattere hanno sicuramente influito le sue origini. L’estrazione popolana della Viareggio del padre e quella, invece, aristocratica della famiglia della madre si fondono per modellare una nuova creatura. Il giovane Mario attinge la forza, la volontà e il rigore dalla figura paterna e la gentilezza, la sottigliezza e l’intelletto da quella materna. A Viareggio, infatti segue i principi suggeriti dalla “scuola del piazzone”, dov’è concesso picchiarsi, dove il linguaggio diventa colorito e il vocabolario si arricchisce di tutte quelle sfumature che la variegata gente di mare porta con sé. Ma quando si reca a Vezzano Ligure, paese di origine della madre, deve fare i conti con il ceto della famiglia materna, deve comportarsi come un “signorino” e di fronte a un atto di riverenza da parte di un contadino o artigiano, deve rispettare l’etichetta che richiede il suo rango di appartenenza. Nel suo Diario ringrazia il padre, per aver scelto, come moglie una creatura degna di santità quale, per lui, fu la madre.

Mario Tobino declama i versi della sua poesia “I sogni” contenuta nel volume “Asso di Picche*Veleno e amore Secondo”, Arnoldo Mondadori Editore, 1974.

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