Mario Tobino
Mario Tobino nasce a Viareggio il 16 gennaio del 1910. Gli anni dell’infanzia trascorsi sul “Piazzone” insieme con i figli degli artigiani e dei pescatori sono fondamentali per la sua crescita umana.
Nel 1931, al termine di una stagione scolastica turbolenta, si iscrive alla Facoltà di Medicina di Pisa. In questo periodo inizia anche a scrivere racconti e poesie. Prosegue gli studi universitari a Bologna, dove ha come compagni di corso Mario Pasi e Aldo Cucchi. Si laurea nel 1936 e dal 1° Gennaio 1939 presta servizio presso l’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Ancona, dove entra a contatto direttamente con la vita del manicomio e con i malati di mente, un rapporto che lo accompagnerà per tutta la vita.
Nel giugno del 1940 è in Libia, dove resta fino all’ottobre del 1941, come medico al seguito delle truppe impegnate nella guerra in Africa. Questa esperienza confluirà nel libro Il deserto della Libia, pubblicato nel 1952, da cui sono stati tratti due film, Scemo di guerra (1985) di Dino Risi e Le rose del deserto (2006) di Mario Monicelli.
Al rientro dal fronte libico viene assegnato per la convalescenza all’ospedale psichiatrico di Firenze dove entra in contatto con il circolo dei letterati frequentato da Vittorini e Montale.
Il 9 luglio 1942 inizia la lunga esperienza di Maggiano, come medico presso l’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Lucca, al quale resterà legato per più di quaranta anni. Nel corso dello stesso anno conosce a una cena letteraria Paola Olivetti, sarà la compagna di tutta la vita.
Dalla primavera all’autunno del 1944 partecipa alla guerra di liberazione nazionale come partigiano, un’esperienza che lo segna parecchio come uomo e come scrittore e che sarà al centro del Clandestino, pubblicato nel 1962, con il quale vincerà la XVI edizione del «Premio Strega».
Nel 1953 pubblica Le Libere donne di Magliano, il libro che lo consacra tra i più importanti e letti scrittori italiani.
Nel 1961 inizia a collaborare con il «Corriere della Sera», un lungo rapporto che durerà fino al 1985.
Il 1972 è l’anno del «Premio Campiello», vinto con Per le antiche scale.
La fine degli anni ’70 vedono Tobino impegnato nella lotta contro gli effetti negativi della legge n. 180, nota come legge Basaglia. Ma i suoi appelli, frutto di una quarantennale familiarità con i problemi manicomiali e dei fermenti di innovazione sperimentati anche a Maggiano, rimangono inascoltati. Non smetterà mai di dolersi per la sorte toccata ai malati di mente, a suo giudizio abbandonati da chi aveva il compito di proteggerli.
Nel febbraio del 1980 si chiude l’esperienza di Tobino come medico di manicomio a Maggiano, anche se l’Amministrazione Provinciale di Lucca, da cui dipendeva il manicomio, gli concede di continuare ad usare le stanzette – camera e studio – dove ha abitato per quasi quarant’anni.
Negli ultimi anni della sua vita non interrompe l’attività letteraria, nel 1982 esce Gli ultimi giorni di Magliano, nel 1984 La ladra, nel 1988 Tre amici e nel 1990 Il manicomio di Pechino. Sono anni ricchi di premi e riconoscimenti, l’ultimo è il «Premio Pirandello», che ritira ad Agrigento il 10 dicembre 1991, il giorno prima della morte.
Mario Tobino riposa nel Cimitero della Misericordia di Viareggio.
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