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Teatro

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Spettacolo teatrale “Le libere donne di Magliano”- con la regia di Andrea Buscemi, l’interpretazione di Livia Castellana e le musiche di Niccolò Buscemi – è stato portato in scena per la prima volta al Teatro del Giglio di Lucca nel gennaio 2011 a cui sono seguite numerose repliche tra cui quella al teatro Jenco di Viareggio nel marzo 2022 e al teatro Le Laudi di Firenze nel marzo 2023.

Le storie e gli intrecci di vita delle figure femminili narrate in uno dei romanzi più noti di Tobino – “Le libere donne di Magliano” pubblicato da Vallecchi nel 1953 – riconosciuto come uno dei maggiori capolavori della letteratura italiana del Novecento, rivivono raccontando le vicissitudini della loro vita, trascorsa proprio all’Ospedale Psichiatrico di Maggiano dove Tobino le ha potute osservare, curare ed incontrare come psichiatra della divisione femminile per quasi quarant’anni.

L’opera esprime il punto di vista di Tobino sui malati di mente: creature degne d’amore. È un testo che ha aperto la strada ad una nuova considerazione del disagio mentale e di chi ne porta i segni. Un omaggio non convenzionale all’universo femminile, tra forza e fragilità, determinazione e follia, e a Mario Tobino.

Sulle musiche originali di Niccolò Buscemi, lo spettatore inizia un viaggio che parte dalle comode poltrone e si addentra sempre di più nei meandri delle paure e delle sofferenze che le donne, interpretate da Livia Castellana, esprimono. A volte con la voce, a volte con i gesti, ma sempre con una grandissima spinta emotiva, un tumulto soffocato di lacrime, sogni, desideri d’amore.

Si tratta di un libero adattamento dall’omonimo romanzo di Mario Tobino con una interprete d’eccezione, Livia Castellana.  Nel suo intenso monologo è capace di far rivivere le tante piccole storie di queste donne, fragili e forti ma allo stesso tempo dimenticate, perché chiuse nella prigione delle loro nevrosi, talvolta “colpevoli” quasi sempre innocenti.  Dimenticate, perché è più facile girare lo sguardo e soffocare il lamento dietro all’intonaco screpolato di un solido muro. In controtendenza rispetto ai coevi luminari di psichiatria, Mario Tobino sosteneva che la follia fosse solo un modo di esprimersi non equilibrato,  che  “i normali” non erano in grado di capire “i matti” perché troppo estranei e disinteressati alle loro “regole”.

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